Omelia in occasione della Convention dell’Ente Friuli nel Mondo (Tolmezzo, 28 luglio 2019)

29-07-2019

INCONTRO ENTE FRIULI NEL MONDO 

Cari Fratelli e Sorelle,

sono stato invitato a celebrare questa S. Messa nel Giorno del Signore all’interno dell’annuale incontro dei friulani nel mondo, organizzato dall’Ente Friuli nel Mondo. Ho accettato volentieri perché questo momento di preghiera ci ricorda che uno dei patrimoni che gli emigranti friulani hanno portato con sé ovunque andavano è stata la loro fede cristiana. In questa fede sono stati sostenuti da molti sacerdoti che, inviati dai vescovi di Udine, si sono fatti a loro volta emigranti per accompagnare i loro fedeli in terre lontane. 

Pensando a questi emigranti che nel loro bagaglio portavano la fede e le preghiere ricevute fin da piccoli in famiglia e in parrocchia, mi è subito venuto un accostamento molto significativo con la prima lettura della Parola di Dio che ci è stata appena letta.

Il brano è tratto dal libro della Genesi e parla di un emigrante di nome Abramo; l’uomo che la Sacra Scrittura definisce: «Il nostro padre nella fede».

Abramo aveva abbandonato, per volontà di Dio, la sua città di origine, Ur dei Caldei, ed era diventato un nomade che viveva sotto le tende e si spostava di paese in paese. Aveva lasciato la casa di suo padre e i legami quotidiani con i parenti e gli amici. Quello che non aveva lasciato era la fede nel suo Dio. Egli sapeva che Dio lo accompagnava e vegliava sulla sua vita. Col suo Dio Abramo teneva vivo un dialogo continuo che si chiamava preghiera. 

Questa fede viva era un patrimonio prezioso che Abramo portava ovunque con sé e non era una ricchezza solo per lui ma anche per le città e i paesi dove arrivava. Grazie alla sua fede egli portava la benedizione di Dio su tutti. 

Abbiamo un esempio nella prima lettura biblica che abbiamo ascoltato. Abramo giunge nei pressi delle città di Sodoma e Gomorra che erano devastate dalla corruzione morale e sulle quali incombeva la condanna di Dio. Per esse Abramo intercede ingaggiando una specie di lotta con Dio per ottenere misericordia su quelle persone rovinate dal male. 

Quanti nostri emigranti, partiti dal Friuli e dalla Carnia in particolare, hanno imitato Abramo. Hanno lasciato, con dolore, parenti e terra natale, ma si sono portati nel cuore il tesoro della fede  a loro trasmessa dai nonni, dai genitori e dai sacerdoti! Grazie a questa fede sono diventati una benedizione anche per i paesi nei quali si sono stabiliti. Là, infatti, hanno certamente portato il loro ingegno, la loro industriosità, la capacità di lavorare e di soffrire. Ma hanno anche ricostruito le loro tradizioni cristiane; a volte hanno eretto chiese attorno alle quali hanno tessuto rapporti di fraternità e solidarietà tra cui i benemeriti «fogolars furlans». 

Alle città e ai paesi nei quali sono giunti da emigranti, i friulani non hanno portato solo beni materiali ma anche i loro valori cristiani che sono stati una benedizione per tutti.

In questo tempo sono cambiate le condizioni dell’emigrazione anche se il fenomeno continua specialmente tra i giovani. Sono cambiati i modi e le condizioni materiali ma quel prezioso tesoro della fede può trovare ancora posto nel bagaglio dei nostri nuovi emigranti.

Posso testimoniare che questo avviene e che mi capita di conoscere dei piccoli Abramo. Anche recentemente ho incontrato giovani che hanno studiato all’estero e lì hanno trovato lavoro e, a volte, si sono creati la famiglia. Sono giovani che qui si sono formati una coscienza cristiana grazie ai loro genitori, alle parrocchie, alle associazioni di cui hanno fatto parte. Con questa coscienza, formata secondo il Vangelo, vivono ora in altri stati ma fedeli alla fede ricevuta. 

Essi sono una benedizione perché testimoniano i valori e la speranza cristiana a persone che frequentemente hanno perso ogni fede e, di conseguenza, uno scopo e un senso grande per cui val la pena di impegnare la propria vita.

L’impegno nostro è quello di continuare a formare le coscienze dei nostri bambini, ragazzi e giovani imprimendo in loro il patrimonio spirituale della fede e del Vangelo di Gesù. Poi andranno dove li porterà la vita e la volontà di Dio ma con questo tesoro nel cuore che, come dice Gesù, la ruggine non corrompe e nessun ladro può rubare.

Per tutti i nostri friulani che sono attualmente emigrati celebro questa S. Messa chiedendo allo Spirito di Dio che mantenga viva nella loro coscienza la fiamma della fede e la coerenza con i valori del Vangelo.