Omelia in occasione della chiusura del Giubileo straordinario della Misericordia (13 novembre 2016)

13-11-2016

Eccellenze, cari sacerdoti, diaconi, cari fratelli e sorelle,

siamo passati per l’ultima volta attraverso la Porta della Misericordia e siamo entrati in Cattedrale cantando: «Misericordes sicut Pater», misericordiosi come il Padre. Come vescovo della Chiesa di Udine un anno fa’ ero entrato per primo in Cattedrale spalancando a tutti la Porta giubilare; oggi sono passato per ultimo come il pastore che, radunato il gregge, chiude la porta dell’ovile perché sa di aver condotto le pecore in un luogo sicuro. Noi siamo il gregge e la comunità del Signore in terra friulana e qui ci sentiamo al sicuro da ogni male fisico morale e spirituale per questa via e per la vita eterna perché siamo dentro l’abbraccio della Misericordia di Dio Padre  dal quale nessuna potenza maligna può strapparci.  Come ci ha promesso Gesù nel Vangelo, «nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto». 

Con questa serena speranza nel cuore, ci siamo riuniti oggi specialmente per elevare al nostro Dio una comune preghiera di lode e di ringraziamento. Sempre la celebrazione dell’eucaristia – come dice il nome stesso – è una grande preghiera di ringraziamento che rivolgiamo al Padre in comunione viva e reale con Gesù. Ma oggi, in modo particolare facciamo nostre le parole di Maria, che canteremo al conclusione della celebrazione, e le innalziamo a Dio nostro Padre: «La nostra anima magnifica il Signore e il nostro spirito esulta in Dio nostro Salvatore». Riconosciamo, infatti, che durante l’Anno Santo della Misericordia egli «ha fatto in noi e in mezzo a noi grandi cose». Abbiamo visto che anche nella nostra generazione «la sua misericordia si stende su quelli che lo temono». 

Per pregare con convinzione e in armonia di cuori il canto di Maria, fermiamoci per qualche istante a ricordare le grandi cose che lo Spirito Santo ha fatto nella nostra Chiesa in questo Anno giubilare. Cominciamo dalla nostra persona e riconosciamo come la Misericordia di Cristo ci ha toccato e, forse, cambiato la vita e il cuore; quali sono stati i momenti e le esperienze più intense di grazia che abbiamo vissuto durante quest’anno. Poi allarghiamo l’orizzonte e richiamiamo alla memoria le grazie che abbiamo visto nei nostri fratelli e nelle nostre comunità. Personalmente ne ho colti molti e consolanti: la riscoperta del sacramento della Riconciliazione con liturgie comunitarie e con tante persone che hanno ritrovato la strada della confessione cercando il perdono che solo Gesù può dare; la partecipazione numerosa alle 24 ore per il Signore e all’incontro con Gesù nell’adorazione eucaristica; la riuscita di momenti spiritualmente forti di ritiro e di pellegrinaggio nelle nostre comunità; l’attenzione particolare sia alle opere di misericordia corporale che alle opere di misericordia spirituale. Queste sono alcune delle grazie venute dalla Misericordi di Dio che ho avuto la gioia di vedere e di sentir raccontare. Ma certamente ognuno di voi, in questo momento, ne ricorda altre. E sono ancora di più quelle che conosce solo il Signore perché sono avvenute nel segreto dei cuori o perché il nostro sguardo debole non le ha riconosciute. Per ringraziare di come la misericordia di Gesù e di Dio Padre si è fatta presente in noi e attorno a noi, celebriamo questa santa eucaristia e cantiamo con Maria: «Grandi cose ha fatto in noi e in mezzo a noi il nostro Dio che è Onnipotente e Santo nella sua Misericordia».

Al ringraziamento vogliamo unire anche una supplica. Chiediamo per ognuno di noi e per tutta la nostra Chiesa diocesana quella grazia che abbiamo cantato all’inizio della celebrazione: «Misericordes  sicut Pater». Mentre abbiamo chiuso la Porta della Misericordia nella nostra cattedrale, rimanga aperta quella del nostro cuore continuando ad ospitare, come Zaccheo, Gesù e la sua misericordia per noi. La misericordia e il perdono di Gesù hanno reso il cuore di Zaccheo una vera porta santa della Misericordia; così continui ad avvenire dentro di noi per opera dello Spirito Santo e con la nostra collaborazione. Questo sono i testimoni e i missionari di cui oggi ha bisogno la Chiesa: cristiani che, piangendo sui loro peccati, hanno fatto esperienza della misericordia immeritata del Signore e la fanno sentire e gustare ai loro fratelli in famiglia, nel posto di lavoro, in ogni occasione. 

Se in molti saremo «misericordes sicut Pater» anche la Chiesa di Udine sarà viva e madre feconda. Potremo proseguire con serena fiducia anche il cammino che abbiamo intrapreso e che, proprio in questo tempo, sto presentando in varie zone della diocesi con una consolante partecipazione di sacerdoti, diaconi, religiosi e tanti laici. Siamo in tanti che amiamo la nostra Chiesa. E se in tanti avremo nel cuore la misericordia di Gesù, anche le Collaborazioni pastorali, che sto proponendo, potranno avviarsi e diventare porte del Signore spalancate sul territorio friulano che invitano tutti ad entrare per trovare l’unica misericordia che guarisce i cuori e dona la speranza.

Carissimi fratelli e sorelle, se continueremo a camminare uniti dentro la misericordia del Padre non avremo paura neppure dei tempi difficili che Gesù, per altro, aveva già annunciato con chiarezza, come abbiamo sentito nel vangelo. La Chiesa, anche in Friuli, non ha mai attraversato tempi facili perché la storia dell’umanità e tribolata dall’opera del maligno. Ma non perde la speranza perché sa che, anche nel momento della prova, lo Spirito Santo è con lei e le suggerisce le parole e le azioni giuste per smascherare il male e portare la parola del Vangelo a coloro che cercano la luce della fede. Ci accompagni e ci protegga Maria, la Madre della misericordia.

 

Cattedrale di Udine, 13 novembre 2016