OMELIA IN OCCASIONE DEL “VOTO CITTADINO” ALLA BASILICA DELLE GRAZIE

28-10-2012


 Propongo un breve commento al testo del S. Vangelo che ci è stato letto in questa S. Messa in onore della Beata Vergine Maria delle Grazie che è anche l’annuale appuntamento in cui la città di Udine rinnova l’antico Voto fatto davanti all’icona della Vergine che in questo santuario è venerata.


L’evangelista Giovanni ricorda il primo miracolo di Gesù: la trasformazione dell’acqua in vino durante una festa di nozze nella cittadina di Cana di Galilea.


Quando il maestro di tavola assaggiò il vino del miracolo, chiamò lo sposo e gli manifestò tutta la sua meraviglia perché offriva un vino particolarmente buono verso la fine e non all’inizio del banchetto di nozze. Era un vino, infatti, che poteva animare la festa e la gioia di stare assieme più del vino più scadente che lo sposo aveva procurato o, peggio ancora, dell’acqua che i commensali sarebbero stati condannati a bere se Gesù non avesse compiuto il miracolo.


Gli apostoli, invitati alle nozze assieme al loro Maestro, si accorgono del miracolo e capiscono che era un segno della gloria e della potenza divina che Gesù aveva. Aveva la potenza non solo di rianimare una festa di nozze ma di ridonare al cuore di ogni uomo la vera gioia, una gioia contagiosa che faceva diventare una vera festa il trovarsi assieme.


E quando gli apostoli, con meraviglia e fede, guardano verso Gesù scorgono  accanto a lui sua Madre, inseparabile collaboratrice del miracolo di suo Figlio. Lei si era accorta per prima della carenza di vino; lei aveva subito implorato Gesù per gli sposi e i loro invitati; lei aveva orientato i servi verso Gesù per ottenere il miracolo.


I cittadini di Udine che secoli fa hanno fatto il Voto alla Vergine, in un momento di grave difficoltà per la città, avevano capito il senso del miracolo delle nozze di Cana. Si erano sentiti come quei due sposi e i loro commensali che vedevano rovinata la festa perché non c’era più vino. Nella città di Udine era penetrato un male ‘ allora erano specialmente le epidemie di massa ‘ che rovinava la serenità e la gioia di vivere assieme, di incontrarsi nelle piazze e negli ambienti pubblici. Con fede guardarono verso l’antica icona che riproduceva Maria Vergine delle Grazie e la pregarono di supplicare a suo Figlio, che portava in braccio, perché agisse con la sua potenza divina e, liberando la città dal male, riportasse la gioia di far festa assieme.


Rinnovare in questa S. Messa il Voto cittadino significa ritrovare in noi lo spirito di fede dei nostri antenati che non erano più ingenui di noi di fronte al male, ma avevano capito meglio di noi. Avevano capito una verità che con sofferenza stiamo riscoprendo; avevamo capito che nessun uomo basta a se stesso per dare un senso alla propria esistenza, che senza fede il cuore si svuota e i grandi valori ‘ che sono come il vino buono ‘ vengono meno.


Il nostro cuore, poi, è contagioso e comunica quello che ha. Se ha dentro di sé il vuoto e interessi miseri li diffonde, come le antiche epidemie, e si rovina la festa di una comunità, di una città.


Non voglio sembrare pessimista ma solo onestamente realista. Sento da tutte le parti denunciare il fatto che abbiamo perso progressivamente i grandi valori della vita e che senza questi valori non si rinnoverà la politica, l’economia, la società nel suo insieme. Siamo come gli invitati alle nozze di Cana che non hanno più vino perché lo hanno consumato senza fare più rifornimento.


Si invoca la necessità di riscoprire i nostri valori, ma poche volte sento dire come si possono riscoprire questi valori, come si può tornare a fare rifornimento, come si possono trasmettere ai figli.


La strada ci è indicata dal miracolo delle nozze di Cana e dal Voto dei nostri antenati: guardare con umile fede verso Maria e con lei implorare Gesù perché ci doni ancora il vino buono della speranza e della gioia del cuore.


E’ la strada che ci indica anche Benedetto XVI invitandoci a vivere un Anno della fede che valorizzeremo anche qui a Udine con diverse iniziative. In sintonia con il Santo Padre ho offerto un aiuto per ritrovare la strada della fede con la mia lettera pastorale ‘Ho creduto, perciò ho parlato’.


Se ci incammineremo assieme verso Maria e ritroveremo l’umile coraggio della preghiera, rinascerà in noi il dono della fede nel nostro Signore Gesù. Ai giovani che sto incontrando in questo tempo in diverse zone della diocesi, insegno a mettersi in ginocchio davanti a Gesù, presente nel sacramento dell’eucaristia, e a ripetere l’umile invocazione di S. Pietro: ‘Signore, salvami!’. Sia anche la nostra preghiera in questo Anno della fede e in questa S. Messa: ‘Signore, salvami, per intercessione di Maria tua Madre!’. Così rinnoveremo il Voto cittadino.