Omelia in occasione del «Voto cittadino» (28 ottobre 2018)

28-10-2018

Cari Fratelli e Sorelle,

in questa Santa Messa, che stiamo celebrando nel nostro Santuario cittadino dedicato alla Vergine delle Grazie, oltre che santificare il Giorno del Signore rinnoviamo il tradizionale Voto che la città di Udine, provata da una grave epidemia di peste, fece nel 1555 davanti alla venerata icona della Madre di Dio.

Non solo ricordiamo quel pubblico atto di fede che unì il vescovo, le autorità civili e tutta la popolazione, ma vogliamo rinnovarlo con profonda convinzione perché riconosciamo di avere bisogno ancora dell’intercessione della Beata Vergine delle Grazie per essere guariti e preservati da nuove malattie infettive. Sono virus che non toccano tanto il corpo, ma piuttosto l’anima, come ho già richiamato in occasione di altre celebrazioni del Voto cittadino. Oltre al fisico, infatti, può ammalarsi la coscienza delle singole persone, la coscienza della società e di una città.

Quali malattie dello spirito ci stanno insidiando in questo tempo? Ci aiuta a capirlo il brano del Vangelo che ci è stato letto. Un uomo della città di Gerico era colpito dall’handicap gravemente invalidante della cecità e sopravviveva mendicando al ciglio della strada. Quando sentì che nelle vicinanze c’era Gesù intuì che stava passando la sua unica opportunità di salvezza. Con tutta la fede di cui era capace gli gridò un’umile preghiera: «Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù accolse la fede di quell’uomo, che si era trasformata in supplica, e gli rispose: «La tua fede ti ha salvato».

Riflettendo con dei giovani su questo miracolo di Gesù, facevo loro notare che c’è una cecità fisica che tocca poche persone; esiste anche una cecità del cuore che, invece, riguarda molti, se non tutti noi. La prima è facile da diagnosticare mentre è molto più difficile riconoscersi ciechi nel cuore anche se le conseguenze non sono meno gravi.

Un cieco non riesce vedere la realtà com’è; al massimo può ricostruirsene una di sua con immaginazioni interiori. Anche chi ha il cuore accecato non si rende più conto di quale sia la verità delle cose e della vita, di cosa sia realmente bene o male. Si costruisce nella sua mente e nella sua immaginazione un’idea distorta della vita, della persona, del bene e del male.

Sento mio dovere far presente, in sintonia con tanti interventi di Papa Francesco, che in aspetti fondamentali della vita umana si sta diffondendo una vera cecità del cuore e della mente. Non si vuol più riconoscere quale sia la realtà del mondo e dell’uomo, così come Dio l’ha creata, e che sta davanti ai nostri occhi. Si diffondono, invece, opinioni e modi di vedere che sono autentiche illusioni e distorsioni create da una mente cieca.

Per spiegarmi, mi limito ad accennare ad alcuni esempi che ormai fanno parte della cronaca quotidiana.

Non si vuol più vedere che Dio ha creato l’uomo come maschio e femmina, cosa evidente a tutti, e si immaginano altre combinazioni della sessualità umana che non corrispondono alla realtà; fino ad aver elaborato la cosiddetta teoria del «gender» che il Papa ha definito «un errore della mente umana».

Non si vuol più riconoscere che la famiglia è formata da un uomo e una donna che si uniscono stabilmente per amore diventano sorgente di una fecondità tale da poter far sbocciare nuovi figli dalla loro unione. Non si vuol più vedere che questa famiglia è stata creata da Dio e non è stata inventata dagli uomini che, quindi, possono immaginarsi altre forme di unione affettiva e sessuale e chiamarle ugualmente famiglia.

Quando una donna rimane incinta concepisce un piccolo di uomo, come è evidente in particolare agli addetti ai lavori. Purtroppo non si vuol vedere la realtà e si procede nei modi che Papa Francesco ha stigmatizzato recentemente con espressioni di rara durezza.

Sono cosciente che ho toccato questioni di grande delicatezza e complessità e come tali vanno affrontate tenendo conto di tutte le esigenze. Voglio solo attirare l’attenzione sul fatto che vanno affrontate partendo dalla realtà della vita umana, della persona e della famiglia così come sono e come Dio le ha create e non immaginandocele diverse: perché così fanno i ciechi, i ciechi nella mente e nel cuore. Purtroppo quando queste distorsioni della verità sono sostenute dai mezzi di comunicazione e da chi ha il potere economico, politico e legislativo sembrano diventare vere e ovvie. Si arriva ad insegnarle nelle scuole ai bambini e ai ragazzi con una sottile forma di violenza perché loro spontaneamente sarebbero portati a vedere la verità sulla vita, sulla persona e sulla famiglia.

Ritornando al miracolo evangelico, possiamo anche chiederci come guarire il cuore da questa cecità su quello che di più prezioso abbiamo ricevuto da Dio? Ce lo mostra il cieco di Gerico che balza in piedi e grida a Gesù: «Abbi pietà di me e guarisci la mia cecità». Da poveri malati abbiamo bisogno di tornare al Signore, per intercessione della Vergine Maria; per essere guariti a vedere e a capire il verso senso della nostra vita; per saper distinguere con occhi buoni il bene e il male per noi, i nostri figli e tutta la società.

Questa è la strada di speranza che la Chiesa, attraverso le parrocchie e le sue varie iniziative, vuol continuare ad indicare anche alla cara città di Udine. Pur nelle specifiche competenze, spero di ritrovare solidali in questi impegno coloro che hanno la responsabilità di amministrare il bene comune e coloro che ogni giorni lavorano sul campo dell’educazione.

La Vergine delle Grazie ci sia vicina nel nostro impegno e protegga la nostra città.

Santuario della Beata Vergine delle Grazie, Udine, 28 ottobre 2018