Omelia in occasione del rito di ammissione al Diaconato permanente

06-06-2020

Cari fratelli e sorelle, 

chiediamo luce alla Parola di Dio per comprendere e vivere il rito semplice ma molto significativo dell’ammissione di quattro fratelli tra i candidati all’Ordine sacro del diaconato. 

S. Pietro nelle sue lettere definisce coloro che avevano ricevuto il battesimo come “stranieri e pellegrini” e anche nel brano della sua seconda lettera, che abbiamo ascoltato, si esprime in questo modo. Per chi ha incontrato “il Signore nostro e Salvatore Gesù Cristo” questo mondo non è più sentito la dimora definitiva nella quale cercare di sistemarsi nel modo migliore. Ponendo tutta la sua speranza in Gesù risorto, egli ha scoperto cieli nuovi e una terra nuova che il Signore ha aperto con la sua risurrezione e ascensione al Padre. Per questo trascorre i giorni della vita terrena come un pellegrino che è in cammino verso il Santuario dove Gesù è entrato per primo e, dietro a Lui, Maria e tutti i santi. 

Il pellegrinaggio del battezzato non è però un modo di vivere staccato e disincarnato da questo mondo e dagli uomini in mezzo ai quali lo ha posto la Provvidenza. È, anzi, un pellegrinaggio operoso che lo impegna con tutto se stesso perché i cieli nuovi e la terra nuova si stanno già realizzando in questa terra, pur in mezzo alla zizzania che il Maligno continua a seminare. Gesù risorto, donando il suo Spirito Santo agli apostoli, ha fondato la Chiesa che è il germe del mondo nuovo; è “il segno e lo strumento” della comunione con Dio e degli uomini tra loro che in Gesù e grazie all’opera dello Spirito Santo possiamo già vivere.

Colui che crede in Cristo ed è battezzato in lui diventa membro della Chiesa e fa già parte del mondo nuovo della nuova umanità che ha il suo compimento nella Gerusalemme celeste. Per il tempo del suo pellegrinaggio su questa terra si impegna con tutto se stesso a collaborare alla missione della Chiesa che continua quella di Gesù, animata dallo Spirito Santo. 

Questa è la vocazione che il cristiano ha ricevuto nel battesimo. Essa si rende concreta in vocazioni particolari nelle quali egli, rispondendo alla chiamata di Dio Padre, impegna tutto se stesso avendo come scopo quello che ricorderò nella preghiera di benedizione sui quattro candidati: “Lavorino con entusiasmo per la salvezza dei fratelli e la gloria del tuo nome“. 

Voi, cari candidati, avete già risposto alla vocazione al matrimonio per la quale avete consacrato tutta la vita in un amore indissolubile. Grazie a questa vocazione, assieme alle vostre spose, voi collaborate con Gesù risorto e con il suo Spirito per piantare tra gli uomini una “terra nuova”; la terra dell’amore di Cristo per la sua Chiesa che avrà la sua pienezza alla fine dei tempi.

Ora, dopo attento discernimento, vi presentate per essere accolti ufficialmente dal Vescovo come candidati ad un’altra vocazione che, come al matrimonio, consacra per tutta la vita; la vocazione al diaconato. Questo ministero unisce il battezzato a Cristo grazie ad una speciale effusione dello Spirito Santo invocato dal gesto sacramentale dell’imposizione delle mani del Vescovo. Il diacono incarna nella Chiesa e tra i fratelli Gesù Cristo che per salvare gli uomini perduti nel peccato si è fatto nostro Servo fino alla spogliazione della morte e della morte in croce. Ha inaugurato, così, tra gli uomini il cielo nuovo e la terra nuova della Carità di Dio nella quale è più grande chi si fa ultimo fino a dare la vita. Il ministero del diacono rende presente e testimonia Gesù Servo e, per questo, Signore degli uomini e della storia.

Con il rito di ammissione vi accolgo come candidati a questo ministero verso il quale vi incamminate, accompagnati dalla vostre mogli che condivideranno il vostro cammino.

Il tempo che avete davanti per arrivare all’ordinazione sacra sia momento favorevole per crescere, come invita sempre S. Pietro, “nella santità della condotta e nella preghiera”.