Omelia in occasione del Pellegrinaggio diocesano al Santuario mariano di Castelmonte

08-09-2015
Cari fratelli e sorelle,
come a san Giuseppe anche a noi l’angelo dice: «Non temete di prendere con voi Maria. Confidate in lei come i figli perché da lei riceverete solo del bene. Ella vi offre il bambino che, con tanta tenerezza, tiene in braccio, come ci mostra l’antica immagine della Madonna di Castelmonte. Suo figlio, che si chiama Gesù, viene da Dio, viene dallo Spirito Santo e porta nel suo cuore la misericordia di Dio Padre per donarla a noi, popolo di poveri peccatori».
Nell’antica preghiera della Salve Regina, chiamiamo Maria: “madre di misericordia” e le chiediamo di rivolgere verso di noi “gli occhi suoi misericordiosi”. La Vergine Maria è veramente madre di misericordia perché ha custodito nel grembo e generato Gesù che è “il volto della misericordia del Padre”; così lo definisce Papa Francesco nella bolla di indizione dell’Anno Santo della Misericordia: «Dal volto umano di Cristo, dal suo sguardo, dalle sue parole, dai suoi gesti traspare tutta la Misericordia di Dio».
 
Fin dal momento della sua immacolata concezione, Maria è stata pervasa dalla misericordia di Dio che Gesù portava nel cuore ed è diventata la più tenera, la più attenta, la più compassionevole delle madri. Sotto il suo sguardo ci sentiamo avvolti dalla misericordia e trova pace il nostro cuore.
Qui da Castelmonte, sotto gli occhi misericordiosi di Maria, ci avviamo verso l’Anno giubilare della Misericordia, in comunione con Papa Francesco e con tutte le Chiese cattoliche del mondo. In questa S. Messa invito tutti a chiedere, per intercessione della Vergine, la grazia di essere toccati, durante questo Anno Santo, dalla misericordia di Gesù. Chiediamo la stessa grazia anche per le persone che conosciamo e per tutti i cristiani della nostra diocesi.
Abbiamo estremo bisogno di questa grazia perché, come osservo nella lettera pastorale di quest’anno: «Siamo, infatti, figli di un’epoca in cui l’esperienza del perdono e della misericordia “si fa sempre più diradata”. Papa Francesco ammonisce che a chi percorre questa strada “rimane solo una vita infeconda e sterile, come se si vivesse in un deserto desolato”. L’uomo e il mondo contemporaneo hanno estremo bisogno di misericordia; ma spesso non lo sanno o non vogliono saperlo».
In questo santuario, grazie all’encomiabile disponibilità dei padri cappuccini, Dio distribuisce la sua misericordia a coloro che, pentiti dei loro peccati, si confessano e invocano umilmente il perdono nel sacramento della Riconciliazione. Già da ora invito i sacerdoti, i religiosi e religiose e tutti voi fedeli a riscoprire durante questo anno il sacramento della Riconciliazione vivendolo con regolare frequenza qui a Castelmonte, negli altri santuari e nelle tante chiese sparse sul territorio friulano.
Con le parole dell’apostolo Paolo ripeto a me e a voi: «Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio». Riconosciamo umilmente che il nostro cuore è incrostato di indifferenza che solo la grazia dello Spirito Santo può frantumare ridonandoci un cuore di carne, capace di vivere la stessa compassione, pazienza, delicatezza, misericordia di Gesù.
 
Con questo cuore guarito diffonderemo tanto bene alle persone che incontriamo. Quante di esse hanno bisogno di trovarsi accanto un buon samaritano che le accoglie tra le braccia, che condivide con loro la sua vita e tutto ciò che ha! «Quante persone – scrivo sempre nella lettera pastorale – stanno camminando lungo le strade della vita col cuore ferito da sofferenze, solitudini, delusioni! La loro speranza è trovare un’oasi di misericordia in cui si sentano accolti da fratelli con la compassione del buon samaritano, sorretti nella loro debolezza, aiutati a guarire e a ritrovare speranza».
Tra queste persone provate dalla vita c’è l’inarrestabile corteo degli esuli e dei richiedenti asilo di fronte ai quali nessuno può chiudere gli occhi. Davanti alle tragedie da cui fuggono può assalirci un senso di impotenza o possono smuoversi nell’animo paure che ci spingono a metterci sulla difensiva. Ma non è tempo di cedere al panico o ad ingiustificabili strumentalizzazioni. Siamo chiamati, piuttosto, ad offrire un’accoglienza intelligente e concreta per la quale tutti possiamo fare qualcosa. La nostra Chiesa diocesana, attraverso la Caritas e tante iniziative delle parrocchie e di generosi volontari sta, da tempo, adoperandosi molto. Ma non basta e la misericordia del buon samaritano ci spinge a ad allargare ancora di più il cuore, le comunità e gli spazi delle nostre case ai profughi che continuano ad arrivare e ci ricordano la parola di Gesù: «Ero forestiero e mi avete ospitato».
Concludo la mia omelia chiedendo allo Spirito Santo la grazia che l’Anno Santo doni ad ognuno la consolazione di sentirsi toccato nel profondo dell’animo dalla misericordia di Gesù e la gioia di donare compassione e misericordia. Ci accompagni la Madre della misericordia che vogliamo invocare con le parole dell’antica supplica: «O santa Madre del Redentore, porta dei cieli, stella del mare, soccorri il tuo popolo che sta cadendo, che anela a risorgere. Tu che accogliendo quell’Ave di Gabriele, nello stupore di tutto il creato, hai generato il tuo Genitore, vergine prima e dopo il parto, pietà di noi peccatori».
 
Castelmonte, 8 settembre 2015