Omelia in occasione del Mercoledì delle Ceneri (6 marzo 2019)

06-03-2019

Cari Fratelli e Sorelle,

al termine dell’omelia accoglieremo su di noi quello che la liturgia definisce: «L’austero simbolo delle ceneri». Questo rito, che introduce al tempo forte della Quaresima, è molto significativo perché ci riporta a due verità fondamentali della nostra esistenza che, magari, rischiano di sbiadirsi nella nostra coscienza dentro la routine delle giornate o presi da vari interessi e stimoli che ci assorbono.

Il pizzico di cenere che riceviamo sul capo ci ricorda che veniamo dalla polvere e il nostro corpo tornerà polvere. Siamo persone deboli e fragili. Come dice il salmo 144: «L’uomo è come un soffio, i suoi giorni come ombra che passa». Contro ogni presunzione di sentirci potenti e fino a prevaricare sugli altri, il gesto delle ceneri ci aiuta a riconoscere e accettare con umiltà la nostra debolezza di creature che «sulla bilancia sono più lievi di un soffio» (Sal 62,10).

Il celebrante accompagna il gesto dell’imposizione delle ceneri con l’esortazione di Gesù: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1.15).  Essa richiama una seconda e fondamentale verità: con il battesimo è iniziata in noi una vita nuova che non è più destinata a finire nella polvere, ma ad entrare nella risurrezione della carne come Gesù e con Gesù e tutti i Santi. Per grazia qualcuno ci ha annunciato il Vangelo e noi abbiamo creduto in quelle parole le quali ci hanno condotto  all’incontro con Gesù. Egli, nel momento del battesimo, è entrato in noi comunicandoci il suo Santo Spirito che è il Soffio della Vita nel quale egli è risuscitato dai morti.

Questa è la speranza che rinnoveremo a Pasqua e che confessiamo nel simbolo di fede della Chiesa di Aquileia: «Credo nella risurrezione di questa carne».  Noi non stiamo andando, giorno dopo giorno, verso la corruzione della nostra carne, ma verso la risurrezione e la vita eterna, iniziata già nel battesimo.

Di questa vita nuova possiamo fare esperienza e renderci conto se cresce veramente in noi. Essa, infatti, è Amore: Amore che Gesù riversa nei nostri cuori per azione dello Spirito Santo e amore che dai nostri cuori si travasa in coloro che incontriamo. Possiamo sentire se l’Amore di Cristo penetra sempre di più nel nostro cuore, nei pensieri, nei desideri, nelle scelte, nel corpo.

Per permettere che l’Amore di Gesù si espanda sempre più in ogni fibra della nostra persona è necessario un preciso impegno da parte nostra che il celebrante ci ripeterà: «Convertitevi».

È sempre in agguato in noi la tentazione a lasciare spazio alle forze negative che tendono a corrompere la nostra persona fino al nostro corpo; sono i vizi e i peccati. Se li assecondiamo, essi lavorano in noi come un veleno silenzioso che infetta i sentimenti, i pensieri, i gusti e che indebolisce la volontà. Di conseguenza, come lamenta San Paolo nella lettera ai Romani: «Nel mio intimo acconsento alla legge di Dio,  ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che combatte contro la legge della mia ragione e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra» (7,22-23).

L’impegno alla conversione è una lotta interiore per vincere la legge del peccato che abita nelle nostre membra e crescere nella legge dell’Amore di Gesù per diventare sempre più uomini nuovi come lui fino alla finale risurrezione della carne.

Quando è il momento per impegnarci nella conversione? Ancora ci risponde la Parola di Dio che abbiamo ascoltato: «Ora è il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza». Quando ci saranno messe le ceneri sul capo, accompagnate dall’esortazione: «Convertiti e credi al Vangelo», quello è il momento favorevole per rinnovare dal profondo del cuore il desiderio di accogliere in noi la grazia dello Spirito Santo per questa quaresima. Quello è anche il momento giusto per rispondere riconfermando l’impegno alla conversione.

Questa conversione si attua, in particolare, nelle tre forme concrete riproposte dal Vangelo: l’elemosina, la preghiera e il digiuno.

Avviamoci, allora, nel cammino quaresimale sapendo che Gesù ci attende con una grazia particolare perché questo è il momento per un nuovo passo nella nostra salvezza. Portiamo negli orecchi e nella mente l’invito del salmo 94 che ci ha introdotti all’ascolto del Vangelo: «Oggi non indurite il vostro cuore ma ascoltate la voce del Signore». Le feste della Santa Pasqua ci trovino con il cuore meno duro, ammorbidito dalla Carità che Gesù ha effuso su di noi dal suo Cuore trafitto.

Cattedrale di Udine, Mercoledì delle Ceneri, 6 marzo 2019