Omelia in occasione dei primi Vespri dei Santi Patroni

24-07-2015
Cari fratelli e sorelle,
con i primi vespri iniziamo la festa in onore dei Santi Patroni, il vescovo Ermacora e il suo diacono Fortunato. È una festa “di famiglia” perché ricordiamo con gioia e riconoscenza i padri della nostra fede. Ci unisce a loro un legame sempre vivo: è il legame della fede che essi ci hanno trasmesso e testimoniato fino al martirio. Con il canto del vespro ringraziamo Dio Padre perché la fede in Gesù Cristo, predicata ad Aquileia, ha attraversato i secoli e tutti gli sconvolgimenti della storia per essere donata ad ognuno di noi. Ringraziamo Dio Padre perché riconosciamo che questa fede ci unisce fra di noi e ci fa sentire un’unica famiglia, la famiglia dei figli di Dio che ha come meta la Comunione dei Santi dove vivono in eterno i nostri Patroni, Ermacora e Fortunato.
 
Essi, con cuore di padri e di pastori, ci accompagnano e intercedono per la loro e nostra Chiesa di Aquileia e di Udine che questa sera guarda ancora in avanti e si chiede su quali percorsi vuol orientarci lo Spirito del Signore di Cristo. che sempre parla alle Chiese. In particolare, quale strada siamo invitati a percorrere nel prossimo anno pastorale 2105-16?
La risposta ce la pone in mano lo stesso Papa Francesco che ha indetto un Anno santo della Misericordia, preannunciando l’apertura della Porta santa a Roma il prossimo 8 dicembre, festa di Maria Immacolata, e la conclusione nella festa di Cristo Re del 2016.
 
La Chiesa di Udine aderisce con gioia alla decisione del Santo Padre, vivremo così il prossimo anno pastorale come Anno della Misericordia. Ci sostengono almeno tre importanti motivi.
Desideriamo, prima di tutto, essere in comunione profonda con Papa Francesco, Successore di Pietro, e con tutte le Chiese cattoliche del mondo che formano l’unica Chiesa di Cristo. Essa, con l’anno giubilare, ricorderà anche il cinquantesimo anniversario del grande evento di grazia che è stato il Concilio Vaticano II. Il Papa invita tutti i battezzati a tornare come figli prodighi al Padre della Misericordia. In questo pellegrinaggio verso l’abbraccio del Padre sarà facile riconoscersi più fratelli tra di noi e più fratelli con tutti i cristiani; anche con quelli di terre lontane, spesso esposti alla persecuzione a causa del loro fede. Essi aspettano da noi maggior attenzione, solidarietà e vicinanza nella preghiera.
 
Seguendo l’iniziativa del Papa, noi, cristiani di Udine, potremo dare continuità al cammino diocesano degli scorsi anni passando dall’Anno della Carità all’Anno della Misericordia. una provvidenziale opportunità per penetrare più a fondo le “insondabili ricchezze del Cuore di Cristo” e di Dio Padre che c’è lo ha donato. Il nostro Dio è Carità e lo scopriamo nei gesti e nelle parole di misericordia di Gesù che è “il volto della misericordia del Padre”; così lo definisce splendidamente il Papa nella bolla di indizione dell’Anno santo. Scrive il Papa: “La misericordia è la parola chiave dell’agire di Dio” perché la S. Scrittura ci rivela che il nostro Dio verso gli uomini è “paziente e misericordioso”. E lo scopriamo nei gesti del buon samaritano che è Gesù stesso, teneramente compassionevole e solidale verso ogni uomo.
 
Un terzo motivo ci fa sentire in sintonia con la scelta di Papa Francesco di indire un Anno santo della Misericordia. Il Santo Padre, illuminato Spirito Santo, ha intuito quanto gli uomini d’oggi abbiano bisogno di riscoprire l’esperienza della misericordia. Nella bolla di indizione egli ricorda un passo dell’enciclica Dives in misericordia di Giovanni Paolo II: «La mentalità contemporanea, forse più di quella dell’uomo del passato, sembra opporsi al Dio della misericordia e tende altresì ad emarginare e a distogliere dal cuore umano l’idea stessa della misericordia». Proprio per questo, è urgente che la Chiesa annunci e testimoni la misericordia che Gesù ha vissuto e insegnato. Ricordavo nel recente pellegrinaggio al santuario di monte Lussari, che il cuore di chi non ha fatto esperienza della misericordia diventa arido e la sua mente fredda e calcolatrice. «Abbiamo bisogno di aprire i cuori alla misericordia di Dio per avere quella sensibilità umana che permette di capire come si rispetta la vita, la persona umana, gli affetti, la famiglia, i bambini che crescono». Anche nel nostro Friuli c’è tanto bisogno di questa sensibilità umana e cristiana di cui noi cristiani possiamo dare buon esempio nelle famiglie, nelle nostre comunità e in tutta la società.
 
Questi tre importanti motivi, che ho brevemente ricordato, ci incoraggiano a vivere un Anno della Misericordia sostenuti dalla certa speranza che sarà un tempo di grazia per tante persone e per tutta la nostra Chiesa diocesana. Come ho già ricordato, il Papa aprirà l’Anno santo nella Basilica di S. Pietro l’8 dicembre, festa dell’Immacolata e 50° anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II. Ha invitato, poi ogni vescovo ad aprirlo ufficialmente nella propria cattedrale la domenica successiva. Noi ci prepareremo a questi appuntamenti ufficiali iniziando a programmare e a vivere l’Anno della Misericordia già all’inizio dell’anno pastorale. Accompagnerò questo anno di grazia con una lettera pastorale nella quale offrirò ad ogni cristiano e alle comunità degli spunti per meditare sull’esperienza consolante della misericordia che Gesù dona a chi crede in lui. Darò anche delle indicazioni per realizzare in diocesi, nelle parrocchie e nelle foranie iniziative adeguate, seguendo le proposte che il Papa fa nella bolla di indizione.
Per aiutare la meditazione personale e le celebrazioni comunitarie, accanto alla lettera pastorale sarà a disposizione un sussidio di schede bibliche e un sussidio per le celebrazioni liturgiche.
 
C’è un altro importante anniversario che merita di essere ricordato con la giusta attenzione. Nel 2016 ricorreranno i 40 anni dal tremendo terremoto che sconvolse buona parte del territorio friulano provocando una grande numero di vittime, prolungate sofferenze e cambiamenti profondi nella vita dei paesi. È stato un evento di tale portata che è doveroso mantenerne viva la memoria specialmente nelle giovani generazioni. Evitando commemorazioni retoriche, vogliamo ricordare a 40 anni di distanza quale sia stato il contributo decisivo della Chiesa nell’aiutare le popolazioni ad affrontare con fede e coraggio la terribile prova, mantenendosi unite e guardando in avanti con ritrovata speranza. Cercheremo anche di capire che cosa il Signore ci ha insegnato attraverso una tale sofferenza. Una commissione sta studiando le iniziative più indovinate da proporre a tutta la diocesi, pronti a collaborare con l’amministrazione regionale, le amministrazioni comunali e tante altre realtà che hanno avuto un ruolo attivo nel momento del terremoto e nella successiva ricostruzione.
Cari fratelli e sorelle, dai cenni essenziali che ho fatto comprendiamo che ci sta davanti un anno pastorale ricco di grandi esperienze spirituali, culturali e comunitarie. Avviamoci con gioia e disponibilità, sostenuti dall’intercessione della Vergine Maria e dei nostri Patroni Ermacora e Fortunato.
Il ritornello del salmo 136 “Eterna è la tua misericordia” sia come una giaculatoria che ripetiamo tante volte durante il prossimo anno pastorale perché Gesù ci ha rivelato che Do è «paziente e misericordioso». Non si stanca mai di noi se noi non ci stanchiamo di confidare in lui. Il suo Cuore pieno di misericordia convertirà il nostro cuore in modo che diventi nostra la beatitudine: «Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia».
 
 
Cattedrale di Udine, 11 luglio 2015