Omelia in occasione dei Primi Vespri dei Santi Patroni (11 luglio 2017)

11-07-2017

Cari Fratelli e Sorelle,

in questi primi vespri del Santi Patroni Ermacora e Fortunato, fermiamo la nostra attenzione sulla domanda che S. Paolo rivolse ai cristiani di Roma e che questa sera rivolge anche a noi: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo?”. Egli fa un elenco di situazioni negative che avrebbero potuto spaventarlo e sopraffarlo perché capaci di strappargli tutto, anche la vita: angoscia, persecuzione, fame, nudità, spada. Alla fine, però, conclude: “Nessuna creatura e forza di male potrà mai separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù, nostro Signore”.

 

Sentirsi custodito dall’amore di Cristo era la forza che sosteneva la speranza all’apostolo anche nelle prove umanamente senza speranza. Lo stesso amore di Cristo riempiva il cuore di Ermacora e Fortunato e degli altri martiri aquileiesi e li rese coraggiosi testimoni del Vangelo mentre attorno a loro crollava il mondo costruito dalla potenza romana. Nelle testimonianze attuali dei nostri fratelli martiri del medio ed estremo oriente ritroviamo l’identica certezza che Gesù Cristo tiene uniti a sé con il legame invincibile dell’ amore coloro che credono in lui.

 

In questo tempo avvertiamo anche noi che sono in azione delle potenze negative capaci di scardinare la nostra tradizione cristiana, i valori del Vangelo, le nostre comunità. Non sono, come per Paolo, la fame, la nudità o la persecuzione ma, piuttosto, la forza persuasiva dei mezzi di comunicazione sociale, i poteri occulti che governano la politica e l’economia, il diffondersi di una mentalità pagana.

Queste potenze negative sembrano guadagnare sempre più terreno ed è facile e umanamente comprensibile cedere alla sottile tentazione di cadere nella rassegnazione, perdendo la speranza.

 

Ci aiutano a reagire e – per usare l’espressione di Papa Francesco – a non lasciarsi rubare la speranza le parole di Paolo: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo?”. Gesù è la nostra incrollabile speranza perché niente può strapparci dal legame d’amore con lui.

 

Questo, cari fratelli e sorelle, sia il nostro primo impegno: restare aggrappati a Gesù con la fede e col cuore. Il legame con Gesù ci farà ritrovare più uniti anche tra di noi in una comunione che reggerà a tutte le forze diaboliche di divisione. La Chiesa in Friuli resterà viva se conserva un cuore che pulsa di amore per Gesù e per i fratelli. Grazie a questo cuore sarà una Chiesa missionaria che diffonde calore e speranza.

 

Essere una chiesa con questo cuore è anche l’obiettivo del progetto diocesano che vogliamo realizzare e che prevede la costituzione delle collaborazioni pastorali e delle nuove foranie. Lo scorso anno, in questa stessa celebrazione, insistevo sull’importanza di capire il vero scopo di questo impegnativo e coraggioso progetto. Con le collaborazioni pastorali non miriamo, prima di tutto, a razionalizzare le forze ed essere più efficienti. Desideriamo, invece, far crescere la comunione e la collaborazione tra parrocchie perché sia più vivo tra di noi l’amore di Cristo. Desideriamo creare le condizioni migliori perché questo amore rigeneri la nostra Chiesa che è il Corpo stesso di Cristo composto di tante membra che sono a servizio le une delle altre. Desideriamo che tra persone e tra comunità, nella collaborazione non si alzino muri ma si gettino ponti. In questo modo saremo una Chiesa più credibile e missionaria che attira tante persone le quali soffrono per il tarlo della solitudine e sono bisognose di una famiglia di fratelli che respirano l’amore di Cristo.

 

Come sapete, durante i mesi scorsi la bozza del progetto diocesano è stata esaminata in tanti incontri diocesani, foraniali e parrocchiali. Da questa ampia consultazione è emerso la consolante constatazione che molti sacerdoti e laici hanno accolto con convinta disponibilità la proposta fatta e sono pronti a mettersi in cammino e collaborare per la sua realizzazione. Sono state fatte anche tante osservazioni costruttive che in questo tempo stiamo raccogliendo e valorizzando perché da ogni parte può giungere un’illuminazione dello Spirito Santo. Confidiamo di giungere, nei prossimi mesi, alla stesura definitiva del progetto diocesano in tutte le sue parti e di avviarlo ufficialmente in tutta la diocesi già nel 2018.

Nel frattempo invito a proseguire la vita pastorale delle parrocchie, a fare la normale programmazione pastorale a livello foraniale (delle attuali foranie), interparrocchiale e parrocchiale sostenendo le collaborazioni tra comunità che sono già avviate.

 

Nel nostro cammino diocesano troviamo nuove energie guardando a preziosi testimoni e compagni di viaggio. I più importanti sono coloro che, terminato il pellegrinaggio terreno, vivono nella piena comunione d’amore con Gesù e, grazie a questo amore, sono vicini a noi e ci accompagnano con la loro intercessione. Sono i nostri Santi, cominciando dai Patroni Ermacora e Fortunato.

 

La prima fra tutti è la Vergine Maria che le genti friulane hanno sempre venerato e pregato in grandi e piccoli santuari.

 

Negli Atti degli Apostoli leggiamo che Maria stava con gli apostoli e le donne in preghiera invocando il dono dello Spirito Santo a Pentecoste. La Chiesa è nata grazie al dono dello Spirito di Gesù e alla preghiera materna di Maria.

 

Il progetto diocesano, sul quale siamo ormai avviati, è un passo molto importante per il quale abbiamo bisogno di un rinnovato dono dello Spirito Santo e dell’accompagnamento di Maria.

 

Per questo motivo invito tutta la diocesi, nel prossimo anno pastorale 2017-18, a guardare a Maria come modello a cui ispirarsi e come Madre a cui affidarsi.

 

So che tanti cristiani friulani sentono un forte affetto e devozione alla Vergine e amano la loro Chiesa. Preghiamo insieme Maria perché stia in mezzo a noi come lo fu nel cenacolo con gli apostoli e le donne e ci accompagni nei passi del nostro cammino.

 

Avvieremo questo anno dedicato a Maria con il tradizionale pellegrinaggio a Castelmonte l’8 settembre, festa della Natività di Maria. Rivolgo un particolare invito a partecipare a questo pellegrinaggio durante il quale consegnerò anche la mia lettera pastorale e una preghiera a Maria per la nostra Chiesa diocesana e per la buona riuscita del progetto delle collaborazioni pastorali.

 

Nella lettera pastorale indicherò anche tante possibilità per valorizzare la devozione a Maria sia personalmente che comunitariamente. Ogni forania e ogni parrocchia potrà tener conto di queste indicazioni facendo il programma per il prossimo anno pastorale.

 

Una particolare attenzione venga riservata alle famiglie che hanno nella Santa Famiglia di Na-zareth il modello a cui ispirarsi; e ai giovani ai quali Papa Francesco ha indicato Maria come riferimento in preparazione del prossimo Sinodo dei Vescovi sui giovani.

 

“Chi ci separerà dall’amore di Cristo?”. Con la Madre in mezzo a noi vogliamo restare uniti tra di noi nell’amore di Cristo per formare il suo unico corpo che è la Chiesa di Udine. Per questo avvieremo le collaborazioni pastorali. E più “saremo una cosa sola nell’amore di Cristo” e più il nostro mondo crederà che si può ancora amarsi come fratelli e che dove c’è l’amore si può ritrovare Dio vicino, in mezzo a noi.

 

 

 Cattedrale di Udine, 11  luglio 2017