Omelia in occasione dei funerali di don Fausto Quai (11 agosto 2021)

11-08-2021

Cari Fratelli e Sorelle, 

nella penultima visita che ho fatto a don Fausto Quai abbiamo parlato con grande serenità della sua morte e mi ha chiesto se era possibile celebrare la S. Messa del suo funerale nella chiesa di Trasaghis per essere poi sepolto a Susans. Alla comunità cristiana di Trasaghis, infatti, si sentiva particolarmente legato dopo quindici anni di generoso e fedele servizio come parroco. Accogliendo questo suo forte desiderio siamo qui riuniti in quella che è stata la sua chiesa e che oggi accoglie, per l’ultima volta il corpo mortale del caro don Fausto. 

Come tutti sappiamo, la misteriosa volonta di Dio Padre gli ha chiesto di concludere i suoi 81 anni di pellegrinaggio terreno passando attraverso un doloroso e penoso calvario che egli ha voluto e potuto affrontare rimanendo nella sua casa, grazie all’amorevole assistenza di persone amiche e familiari, compreso il personale sanitario che si è prodigato per alleviare le sue sofferenze. A tutte queste persone va in questo momento anche il nostro sentito ringraziamento per questa loro opera di carità.

Pensando alla dolorosa malattia di don Fausto ho scelto come prima lettura le parole di S. Paolo che abbiamo ascoltato: “Per questo non ci scoraggiamo, ma, se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno. Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria: noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne“. Ho scelto questo testo della Parola di Dio perché mi sembra che ci riveli proprio quello che don Fausto ha vissuto nell’ultimo tempo della sua vita terrena. Quando andavo a trovarlo, mi raccontava proprio di come il suo “uomo esteriore” si stesse un po’ alla volta “disfacendo” sotto l’azione inesorabile del male. Me ne parlava con molta lucidità e, insieme, con grande forza d’animo, senza perdere la serenità. Mi colpiva questa serenità e forza interiore e ho capito  che gli venivano dalla grazia del Signore di cui parla S. Paolo: “Il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno” perché “noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne“. Il calvario che don Fausto ha dovuto affrontare, mentre consumava il suo fisico ha creato in lui una profonda purificazione del cuore e dell’anima. Ha rinnovato il suo “uomo interiore” rendendo sempre più forte la sua fede, la speranza e il sereno affidamento alla volontà di Dio. Ormai egli fissava veramente lo sguardo sulle cose invisibili che sentiva ormai vicine e che lo attendevano oltre la morte e nelle quali adesso è entrato. 

Quando nella notte tra domenica e lunedì il Signore è passato, ha trovato don Fausto preparato ad attenderlo, con la lampada accesa come le vergini sagge della parabola del vangelo. Era accesa la sua lampada della fede e ha seguito certamente Gesù nel banchetto della vita eterna che il Signore ha preparato per i suoi servi fedeli. 

Ha portato con sè un bagaglio prezioso accumulato durante 55 anni di instancabile ministero sacerdotale, impegnativo e vario. Dopo i primi anni di vicario parrocchiale a S. Paolino di Udine e a S. Giorgio di Nogaro, già a 31 anni era parroco a Liariis e Clavais . Dopo 6 anni don Fausto ha avuto il coraggio e la generosità di rispondere alla chiamata di andare come missionario tra emigranti in Germania, seguendo l’esempio di altri grandi sacerdoti friulani. Si trattava di un’opera veramente da buon samaritano perché chiedeva di avere un cuore capace di farsi vicini a persone e famiglie che avevano lasciato la terra natale e gli affetti cari per cercare lavoro e speranza in terre straniere. Don Fausto si è speso per loro con dedizione e tenacia, senza farsi scoraggiare dalle inevitabili difficoltà e incomprensioni. Ha donato 30 anni della sua vita e del suo ministero ai fratelli e alle sorelle emigranti animando le missioni italiane. Rientrato in diocesi si è messo, con semplicità, a disposizione del Vescovo accogliendo l’invito a diventare parroco di Trasaghis con le comunità anche di Braulins e Peonis. Tra voi, cari fedeli, si è speso  veramente fino alla fine, fino a quando il male non gli ha tolto tutte le forze. 

Con la lampada della fede ben accesa e con questo bagaglio di tanto bene fatto a persone e a comunità, don Fausto si presenta adesso a Gesù per ricevere, dopo il tempo della tribolazione, “una quantità smisurata ed eterna di gloria”. Noi lo accompagniamo con la nostra preghiera piena di affetto e di riconoscenza. E gli chiediamo che dal cielo interceda per noi.