Omelia in occasione dei funerali di don Efrem Tomasin (2 dicembre 2020)

02-12-2020

Cari Fratelli e Sorelle, 

don Efrem ci ha riuniti nella sua chiesa di Martignacco, attorno all’altare nel quale ha fedelmente celebrato per 50 anni, per dargli il nostro ultimo saluto cristiano. I cristiani salutano i loro cari che passano oltre la morte facendo loro un grande dono di fede e di amore: la S. Messa di esequie con le preghiere di suffragio per la loro anima. Questo è il dono che vogliamo offrire anche al nostro caro don Efrem con questa S. Messa. Uniamo l’offerta dei suoi 94 anni di esistenza terrena e i ben 74 anni di sacerdozio all’offerta che Cristo fa di sé stesso al Padre. 

Con quali sentimenti e con quali parole vogliamo raccomandare alla misericordia di Dio don Efrem? Ognuno di noi lo faccia nel suo cuore mettendo nella preghiera i ricordi che porta con sé di questo sacerdote; i motivi per cui in questo momento sente doveroso dire grazie al Signore per quanto da don Efrem ha ricevuto. 

La comunità cristiana di Martignacco ha un lungo elenco di opere di bene che il suo parroco, per 50 anni ha compiuto in mezzo al popolo che gli era stato affidato. Non inizio neppure a nominare queste opere spirituali e materiali perché sarebbe troppo lunga la lista e ci saranno altre occasioni per ricordarle. 

I confratelli sacerdoti hanno anch’essi motivi per dire il loro grazie a Dio e a don Efrem per il bene da lui, in tanti modi, ricevuto in seminario, da giovane insegnante, o in parrocchia a Martignacco. E’ stato una figura di riferimento dentro il nostro presbiterio.

Forse, però, possiamo presentare a Dio Padre il caro don Efrem con un’espressione che troviamo nella stessa Parola di Dio. Parlando della morte dei grandi patriarchi e delle guide del popolo di Dio (Abramo, Isacco, Davide, Giobbe) la Sacra Scrittura fa questo elogio: “Morì vecchio e sazio di giorni”. Essi morirono “sazi di giorni” non solo perché avevano ricevuto dalla Provvidenza divina tanti anni di vita ma perché li avevano spesi mantenendosi sempre fedeli al loro Dio, alla missione che da lui avevano ricevuto, guidando il popolo ad essere fedele all’alleanza, incarnandosi dentro le vicende della loro gente come pastori buoni e premurosi verso ogni pecora loro affidata.

Anche don Efrem ha ricevuto in sorte da Dio tanti anni di vita e credo che oggi possiamo dire che è giunto al termine del pellegrinaggio “sazio” dei giorni che ha vissuto; cioè in pace con Dio, con se stesso e con le tante persone che ha amato e servito. Come i patriarchi e i pastori dell’Antico Testamento ha avuto come primo principio la fedeltà a Cristo e alla missione che da lui aveva ricevuto nel sacerdozio e, di conseguenza, la fedeltà alla Chiesa e, in particolare, alla gente di Martignacco. Questa sua fedeltà lo ha reso per tanti anni il punto di riferimento sicuro per tutta la comunità e per ogni persona. Da quanto ho sentito raccontare, per ogni necessità e in ogni situazione don Efrem c’era mettendo sempre a disposizione di tutti la forte personalità e gli indubbi talenti di intelligenza, di inventiva, di capacità di guida che aveva ricevuto. A queste doti univa anche una delicata sensibilità del cuore che lo rendeva attento alle persone che da lui si sentivano accolte, capite nelle loro sofferenze, stimate, volute bene con sincerità profonda. 

Pur avendo queste spiccate doti di guida, l’ago della bussola di don Efrem non si disorientava e non rivolgeva mai le persone verso se stesso ma sempre verso Dio e verso la fedeltà all’alleanza con il Signore; proprio come hanno fatto i grandi pastori di Israele e della Chiesa. Come ha fatto, ad esempio, San Cromazio, che ricordiamo oggi nella liturgia e che ora don Efrem incontrerà nella comunione dei Santi. Per questo la chiesa è stata il centro della sua vita e, nella chiesa, le celebrazioni liturgiche curate e animate nel migliore dei modi coinvolgendo grandi e piccoli. 

Ci ha detto S. Paolo nella prima lettura: “Sappiamo che, quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un’abitazione una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli”. In tanti anni di quotidiano impegno, ricominciato fedelmente ogni mattina, anche la tenda del corpo di don Efrem alla fine si è consumata ed è giunto per lui il tempo di ripiegarla definitivamente e di entrare nel riposo che Gesù ha promesso ai quei servi che sono stati amministratori saggi e fedeli dei beni della salvezza in mezzo ai fratelli. 

Offriamo questa S. Messa di esequie chiedendo per don Efrem la grazia finale di trovare adesso il posto suo; quello che Gesù ha per lui preparato. Lì ci attenderà col suo sorriso intelligente e buono e per noi intercede per rivederci tutti riuniti con lui presso il Signore. 

Il ricordo di don Efrem tenga anche noi orientati verso quel posto a cui lui è già arrivato spendendo i nostri giorni con ordine secondo la volontà di Dio.