Omelia durante la Santa Messa dell’ultimo giorno dell’anno (31 gennaio 2020)

31-12-2020

Cari Fratelli e Sorelle,

questa Santa Messa ci accompagna nel passaggio dal vecchio al nuovo anno sociale. Nella tradizione cristiana è una celebrazione di ringraziamento a Dio, espresso, anche, con l’inno del “Te Deum” (O Dio, ti lodiamo). Alla fine anno si ringrazia perché, gettando uno sguardo ai mesi dell’anno trascorso, ci si accorge di aver ricevuto dalla Provvidenza di Dio Padre dei doni belli che hanno arricchito la nostra vita.

Può essere che, salutando il 2020, facciamo più fatica del solito a ringraziare il Signore. Qualcuno l’ha definito “annus horribilis”; ed effettivamente abbiamo vissuto e stiamo vivendo giorni pesanti, segnati da lutti, incertezze, travagli a cui non eravamo preparati. 

Senza nasconderci queste difficoltà, cerco ugualmente di suggerire qualche motivo di ringraziamento da rivolgere sia a Dio che a delle persone che abbiamo avuto vicino. 

Ho posto a me stesso, la domanda: di che cosa di quest’anno posso essere contento e ringraziare? 

Ho cercato una risposta nel testo del Vangelo che abbiamo ascoltato. Ha attirato la mia attenzione quasi l’istantanea che San Luca fa di Maria: «Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore». 

Questa giovane donna si trovava a vivere degli avvenimenti imprevedibili e più grandi di lei. Come li affrontava? Dalle parole del Vangelo capiamo che non si lasciava travolgere da ansie e da paure e neppure prendeva le cose in modo superficiale come fanno spesso le chiacchiere della gente. Affrontava le vicende di ogni giorno rimanendo sempre in un raccoglimento profondo dentro se stessa. Era capace di fare due azioni interiori che sono segno di grande maturità spirituale. Prima di tutto, “custodiva” il ricordo delle cose che le succedevano per non perderle dalla sua memoria. Poi, “le meditava nel suo cuore”. Si chiedeva, cioè, che senso avesse quello che mi stava succedendo? Dove stava Dio nei fatti che gli capitavano? Che cosa volesse da me? 

Grazie a questa costante meditazione, Maria non si fermava ad una spiegazione superficiale dei fatti della sua vita ma, illuminata dalla fede e dalla preghiera, vedeva più a fondo scoprendo la presenza misericordiosa del suo Dio anche nei momenti più difficili. E non mancarono, a questa mamma giovanissima, le situazioni di incertezza e di grave pericolo; come nel lungo viaggio da Nazareth a Betlemme all’ultimo mese di gravidanza ed esposta a vari rischi, o nella ricerca vana di una stanza dove partorire, o nella fuga frettolosa in Egitto per salvare il suo piccolo dalla rabbia omicida di Erode. 

Di Maria il Vangelo non ci riporta espressioni di disorientamento, di amarezza, di rabbia, di mancanza di speranza. Ci trasmette solo una straordinaria preghiera che comincia con le parole che conosciamo a memoria: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore». Tra le pieghe della sua storia, spesso tribolata, la Vergine Maria trova motivi per un canto di lode e di ringraziamento al suo Dio che vede presente e suo salvatore anche nei frangenti più difficili e dolorosi.

Cari Fratelli e Sorelle, vorrei invitarvi a concludere il 2020, anno della pandemia, in compagnia di Maria e del suo cuore pieno di fede. In mezzo ai gravi disagi a cui questa violenta bufera ci sta sottoponendo, la Vergine Maria ci insegna a trovare esperienze arricchenti, doni ricevuti e dati per i quali possiamo, assieme a lei, ringraziare Dio e ringraziare le persone da cui abbiamo ricevuto del bene. 

Dobbiamo, però, imparare da lei a non osservare in modo superficiale la situazione che abbiamo vissuto e stiamo vivendo, fermandoci a chiacchiere ripetitive, a critiche a buon mercato, a scambiarci reciprocamente amarezze e rassegnazioni. Maria ci insegna a trovare il tempo per raccoglierci nel profondo del nostro animo in silenzio e preghiera. È lì che custodiamo i ricordi di quanto ci è successo; sono ricordi che possiamo “meditare” con calma e attenzione profonda. In mezzo alle vicende negative, scopriremo delle perle preziose, delle esperienze buone e arricchenti per la nostra persona e per la comunità. Ci accorgeremo che, magari, le avevamo trascurate, se non dimenticate. Potrei, qui, fare degli esempi ma mi dilungherei troppo. Sono convinto che ognuno di noi può trovare i suoi motivi per dire stasera a Dio, in unione con Maria: «L’anima mia loda e ringrazia il Signore». 

Questo animo aperto alla riconoscenza e alla fiducia ci renderà più forti e più solidali tra noi mentre entriamo nel nuovo anno che la Provvidenza ci ha donato la grazia di iniziare. 

Cattedrale di Udine, 31 dicembre 2020