INTERVENTO ALL’INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE AD ILLEGIO «IL CAMMINO DI PIETRO»,

12-05-2013

Rivolgo a tutti voi il mio saluto presenziando questa sera all’inaugurazione della mostra intitolata: «Il Cammino di Pietro». E’ la mostra ufficiale dell’Anno della Fede, indetto dal Santo Padre Benedetto XVI nella felice memoria del Concilio Vaticano II, a 50 anni dal suo inizio, e del Catechismo della Chiesa Cattolica, a vent’anni dalla sua pubblicazione. Il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione ha individuato nel nostro Comitato di San Floriano il soggetto capace di pensare e di realizzare la mostra dell’Anno della Fede, appena proposta nella sede romana di Castel Sant’Angelo e qui trasferita a partire da quest’oggi: ciò è motivo di gioia, perché onora questo piccolo paese della Carnia, la nostra Chiesa diocesana e il Friuli stesso, e soprattutto perché per mezzo di questo genere di mostre si fa un gran bene alla cultura e al tempo stesso si può fare un gran bene alla vita spirituale di tante persone.

In un Concilio si radunano in unità, nella più solenne delle forme possibili, i vescovi di tutta la terra; in un catechismo si raccolgono in mirabile sintesi le certezze che la Rivelazione divina ci ha consegnato su Dio, sull’uomo e sul cosmo; ma anche raccogliendo in una mostra capolavori d’arte e di ingegno ispirati dal Vangelo è possibile manifestare la bellezza della fede cristiana, o almeno intrattenere con chi non crede un sereno dialogo al cospetto delle pagine evangeliche e della loro traduzione in immagini di grande fascino.

Quando si tratta di comunicare e di meditare temi affascinanti, si deve ricorrere ad ogni necessario dispiegamento del migliore repertorio di mezzi, materie, gesti e parole a nostra disposizione. In un tempo nel quale gli uomini sono spesso assediati dal brutto e dall’effimero, e molti si abituano a fare male anche il bene, dobbiamo aiutarci ancora una volta all’amore per il bello, per il buon gusto, per il gusto di ciò che è buono e che fa bene.

La scelta di dedicare a Pietro, l’apostolo che ha versato a Roma il sangue per amore di Cristo ed è sepolto sotto la magnifica Basilica Vaticana, l’apostolo che prolunga la missione ricevuta da Cristo in colui che oggi, per noi, è Pietro, il vescovo di Roma, Papa Francesco, è una scelta che domanda nei visitatori di questa mostra non soltanto la necessaria attenzione intellettuale e la giusta sensibilità estetica ‘ come tutte le mostre che raccolgono diversi capolavori ‘, ma una certa forza interiore. L’avventura umana e spirituale di Simon Pietro, infatti, ci ricorderà che la fede non è il risultato di un nostro procedimento razionale o un’eredità a buon mercato che ci è stata trasmessa con il sangue: è un dono che riempie la vita a condizione di non esserci accontentati!

Mi spiego. Talvolta, la nostra vita scorre soddisfatta della sua apparente ‘normalità’. Poi, d’improvviso, può accadere di essere raggiunti dal mistero, in un contatto corpo a corpo che magari avviene per un evento lietissimo, per una crisi dovuta alla nostra umana debolezza e fragilità, per un dolore imprevisto. L’esito di tutto ciò è triste e addirittura rovinoso quando il nostro cuore ha assunto lo stile dell’inerzia. Quando un uomo non si muove, si lascia vivere distrattamente o si lascia andare disperatamente, quando uno riduce le proporzioni del cuore a ciò che non domanda impegno e non richiede il coraggio di uscire dalla routine che si è instaurata, allora qualsiasi grazia rischia di andare sciupata e di essere inefficace!

Senza la disponibilità a cambiare, a convertirsi, ad aprirsi al mistero con coraggio, tutto si riduce a povera cosa: il futuro che un giovane ha davanti diventa un problema da rinviare; la possibilità di far rinascere un paese e di farlo uscire dalla crisi diventa un sogno irrealizzabile; il contatto con l’arte diventa un effimero divertimento estetico; la lettura della Bibbia una indagine antropologica; la celebrazione di un sacramento un rito senza scosse né brividi; e via dicendo’

La storia dell’apostolo Pietro, suggestivamente raccontata in questa mostra da opere scelte, sta a ricordarci che deve venire per tutti il momento in cui l’elogio della normalità, del pensare come tutti pensano e del fare come tutti fanno, deve cedere il passo al coraggio di non tirarsi indietro, alla forza di rivedere le consuetudini, sottoponendole ad una lotta corpo a corpo con Dio. Ci sia concessa una tale forza. Pietro ricorda a tutti noi che se non si vuole rimanere a pescare pesci, e noi stessi finire impigliati nella rete per tutti i giorni della vita, ci vuole il coraggio di credere che valga la pena mettere un piede fuori dalla nostra barchetta, nonostante la tempesta in atto, con l’audacia della fede e della speranza; e quando una lacrima scende perché ci rendiamo conto di non essere sempre all’altezza di quanto la vita stessa ci domanda e di quanto il Signore merita, Pietro ci ricorda che dobbiamo avere una forza ancora maggiore: quella di lasciarci guarire dalla misericordia di Dio.

Concludo augurando che attraverso la visita di questa mostra, la bellezza delle opere d’arte e il racconto dell’avventura dell’apostolo Pietro ci ricordino cosa un uomo sa fare per Dio e cosa Dio sa fare di un uomo, e ci infondano il desiderio di poter essere anche noi ‘ pur con i nostri limiti ‘ uomini di Dio in questo nostro tempo, capolavori plasmati pazientemente dallo Spirito, opera d’arte fatta dal Padre impregnando la tela, la stoffa della nostra vita con i colori brillanti della fede in Cristo morto e risorto.
Grazie per il Vostro ascolto.

mons. Andrea Bruno Mazzocato
Arcivescovo di Udine