‘CONGREGAVIT NOS IN UNUM’ PER CREDERE E AMARE LA CHIESA Omelia nella Messa del Crisma

01-04-2010



 


 ‘CONGREGAVIT NOS IN UNUM’ PER CREDERE E AMARE LA CHIESA


 


 


Caro fratello nell’episcopato, mons. Battisti, cari sacerdoti, diaconi, consacrate e consacrati, care sorelle e fratelli laici,


 


1. La S. Messa crismale: epifania della Chiesa


 


la S. Messa crismale è la celebrazione che in modo più completo e visibile mostra il volto della Chiesa, presente in un territorio. Questa nostra assemblea liturgica, presieduta dal Vescovo e ricca di tutti i ministeri e carismi, ci da la consolante certezza che a Udine, nella terra del Friuli vive la Chiesa del Signore Gesù.


E ci conforta anche constatare che noi siamo membra dell’identica Chiesa che qui è stata piantata, come vite feconda, dal primo annuncio del Vangelo portato, secondo la tradizione, da S. Marco stesso; qui è germogliata nel sangue dei martiri, come il primo vescovo Ermagora e il suo diacono Fortunato; qui si è radicata portando frutti di fede,di carità e di cultura, grazie all’opera di grandi  pastori, come Cromazio che abbiamo solennemente ricordato nei 1600 anni dalla sua morte.


Dentro questa Santa Chiesa mi trovo a presiedere per la prima volta la S. Messa crismale come Vescovo inviato dall’imprevedibile e provvidente Volontà di Dio.


 


Mi sono preparato a questa celebrazione meditando sui testi di questa liturgia crismale che svelano il Mistero della Chiesa. Ora stiamo vivendo questo Mistero.


La meditazione ha rafforzato in me la fede e la speranza. Ho pensato, per questo, di condividerla anche con voi al fine di confortarci a vicenda e rendere una lode comunitaria a Dio per la grazia di essere membra della Chiesa e di questa nostra Chiesa


 


2. Crediamo e amiamo la nostra Chiesa


 


Nel Credo confessiamo: ‘Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica’. Questa professione di fede rinnova sempre, nel mio animo,  forza e speranza specialmente quando pesano e disorientano le debolezze e le prove che pesano sulla nostra Chiesa.


Se le valutiamo con criteri solo umani o cediamo alla tentazione di contare solo sulle nostre risorse, possiamo scivolare facilmente in una sorta di rassegnazione.


Rinasce la speranza ripetendo: Credo la Chiesa!


Prima di immaginare che cosa posso fare per questa Chiesa, mi ripeto: credo la Chiesa. ‘Credo’  perché essa un’opera infinitamente più grande delle mie forze; è opera di Gesù, crocifisso e risorto e del suo Santo Spirito.


Se così non fosse, sarebbe stata spazzata via dalle tante prove ‘ anche più pesanti delle attuali – che  ha subito lungo i secoli in questa terra friulana.


Solo per miracolo dello Spirito Santo la Chiesa è nata secoli fa ad Aquileia e solo perché Gesù ha continuato il suo miracolo noi siamo qui riuniti in assemblea a condividere la Parola di Dio e l’eucaristia, a consacrare gli oli.


Siamo sempre la stessa Chiesa reca, magari, con i segni di una lunga e tormentata storia, ma ugualmente viva e feconda.


 


Riconoscendo questo miracolo di Gesù e del suo Spirito Santo, ripeto per primo, come Vescovo: ‘Credo la Chiesa, questa Chiesa che Dio Padre mi ha affidato’.


Per rinnovare la nostra speranza e il nostro entusiasmo nel seguire Gesù invito tutti ad unirsi nella stessa confessione di fede. Crediamo che proprio questa nostra Chiesa diocesana  è il segno visibile della potenza di Gesù risorto e della forza creatrice del suo Santo Spirito. Per questo non è venuta meno come le altre realizzazioni umane e non verrà meno.


 


E se professiamo con tutta la mente e il cuore:  ‘credo la Chiesa’, ci viene subito da aggiungere: ‘amo la Chiesa’.


Gesù ama la sua Chiesa di Udine con passione di Sposo; per questo l’ha generata e conservata lungo i tempi: una, santa, cattolica e apostolica.


Se anche noi crediamo e amiamo la nostra Chiesa partecipiamo dello stesso amore sponsale di Gesù e della sua passione ‘ che a volte comporta anche sofferenza ‘ per essa.


 


3. Crediamo e amiamo la nostra Chiesa perché è una, santa, cattolica e apostolica.


 


La nostra Chiesa merita di essere amata perché è ‘una’, un solo Corpo di Gesù: ‘Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane’ (1 Cor 10,16-17).


So che come Vescovo sono e devo essere il segno visibile dell’unità della nostra Chiesa, segno dell’unico Buon Pastore attorno a cui sta unito il gregge. Già mi sto dedicando e continuerò a dedicarmi per difendere e far crescere l’unità e la comunione della Chiesa di Udine, qualunque sia il sacrificio che mi viene chiesto.


Il Signore Gesù, in cui confido, mi dia la forza e invito tutti a collaborare per crescere, ad ogni costo, nella comunione.


 


Siamo membra di una Chiesa ‘santa’ che ha generato tanti santi e ancora li genera e ne sto anche incontrando. Ma, più ancora, è santa perché è la sposa di Gesù Cristo. Lo Sposo non la ripudierà mai ma continuerà a santificarla specialmente con i sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione.


Questo è il motivo per cui non dovranno mancare questo sacramenti ad ogni cristiano che li cerca.


 


La nostra Chiesa di Udine è ‘cattolica’ perché sa guardare oltre i suoi confini geografici, aperta alla comunione con tutte le altre Chiesa di Cristo sparse nel mondo.


Con alcune di esse abbiamo legami più stretti grazie ai tanti nostri missionari e missionarie, che in questo momento ricordiamo nella preghiera, con un pensiero particolare ai missionari fidei donum.


Lo spirito missionario è e sarà l’anima anche di tutta la nostra azione pastorale perché, ormai, la terra friulana attende una nuova evangelizzazione.


 


Infine la nostra Chiesa è ‘apostolica’, cioè ‘gerarchica’. Con gratitudine riconosciamo che essa è stata guidata da un’ininterrotta successione di Vescovi.


Essi l’hanno mantenuta fedele al Vangelo predicato dagli apostoli e confermato dalla comunione con Pietro a cui Gesù stesso assicurò la grazia di ‘confermare nella fede i suoi fratelli’ (Lc 22,32).


In questa S. Messa crismale, con particolare fede e riconoscenza, ci sentiamo uniti al Successore di Pietro. Nella preghiera vogliamo la pesante croce che sta portando a nome della Chiesa e, specialmente, e di alcune sue membra più deboli e malate.


 


Ecco i motivi per cui la nostra Chiesa merita di essere creduta e amata. Se coltiviamo verso di essa questi sentimenti siamo in sintonia con il Cuore di Gesù che ci ama tutti e ognuno perché reso suo Corpo, con il battesimo e l’eucaristia, e ci ha scelto come la sua Sposa.


 


4. Pastori ‘congregati in unum’ per credere e amare la nostra Chiesa


 


Permettete che, a questo punto, rivolga un pensiero particolare a voi, confratelli sacerdoti.


La Chiesa di Udine aspetta di essere creduta e amata prima di tutto da noi perché a noi come ai suoi pastori, segno visibile di Gesù, il Buon Pastore.


L’ anno sacerdotale è occasione provvidenziale per riscoprire la grandezza del ministero che ci è stato consegnato per la vita della nostra Chiesa e per riscaldare il nostro cuore all’ardente Carità pastorale del Buon Pastore, sull’esempio del santo Curato d’Ars.


Mi sono anche chiesto: come possiamo aiutarci, Vescovo e sacerdoti, a credere e amare la nostra Chiesa diocesana? A vivere un’autentica carità pastorale dedicandoci ai nostri fedeli con la passione sponsale di Cristo?


 


Mi è venuto, subito, alla mente l’inno nato in seno alla Chiesa di Aquileia e scritto dal patriarca Paolino. Lo canteremo tra poco: ‘Ubi caritas est vera, Deus ibi est. Congregavit nos in unum Christi amor’.


Sono parole splendide indirizzate a tutti i cristiani ma, più ancora, al presbiterio di una Chiesa.


Più i Vescovi e i sacerdoti crescono assieme ‘in unum’, nell’unità generata dall’amore di Cristo e più sono ricchi di amore da riversare su tutta la Chiesa diocesana.


La comunione tra loro rende fecondo il presbiterio e genera comunione in tutta la comunità cristiana. Basta pensare quanto sia edificante per i cristiani, quando osservano i loro Vescovi e sacerdoti, poter esclamare: ‘Guarda come si amano!’.


 


Aggiungo un’altra osservazione che considero di grande importanza. La comunione tra noi sarà decisiva anche per il prossimo futuro.


Umanamente ci troveremo in numero minore e con meno forze a disposizione per rispondere alle esigenze delle comunità cristiane che spesso, e giustamente, reclamano pastori.


Questa situazione potrà impaurirci e farci cedere a meste rassegnazioni che spegnerebbero l’entusiasmo e la fedeltà nel ministero.


Non ci lasceremo sopraffare da tali sentimenti se saremo ‘congregati in unum’ nell’amore di Cristo. Non sarà solo l’unione a fare la forza ma l’amore fraterno che ci unisce permetterà allo Spirito Santo di fare miracoli per la nostra Chiesa.


 


5. Le virtù che cementano la comunione


 


Sono sicuro che lo Spirito non ci farà mancare la grazia della comunione. L’ho visto in azione in questi mesi: già nel clima di accogliente disponibilità della celebrazione del mio ingresso e, poi, nella fraterna bontà che mi avete riservato nei tanti incontri che ho avuto con voi, cari sacerdoti. E di questo vi sono oggi riconoscente.


Lo Spirito del Signore ci guiderà ancora sulla strada della comunione che è ricca di tappe e di scoperte su cui non posso soffermarmi in questa occasione.


Mi limito a ricordare che la comunione del Vescovo e dei preti tra loro inizia dalla condivisione della preghiera, specialmente della preghiera liturgica che innalziamo, come Mosè, per il popolo di Dio (Es 17,11-12).


Essa passa attraverso la stima reciproca che estingue il giudizio malevolo, il perdono che cancella i torti, la correzione fraterna quando se ne presentasse l’opportunità.


La vera comunione tra fratelli si ricorda prima di tutto dei più piccoli e deboli tra noi. Penso ai confratelli della Fraternità, ai malati.


Un presbiterio che vive in comunione deve avere a cuore i ragazzi e giovani che Gesù sta chiamando a continuare il nostro ministero. In un certo, senso, sono già dei nostri e attendono la nostra accoglienza.


La nostra comunione non si ferma ai confini visibili, come fa chi non ha fede e non ha speranza.  Essa ricorda nella preghiera i confratelli che sono già nella vita eterna e rimangono in strettissima unione di amore con noi. Ricordiamo in questa S. Messa, con particolare affetto, i confratelli che in questo anno il Signore ha chiamato a sé.


 


Ognuno potrà dare il suo necessario contributo per migliorare i rapporti all’interno nel nostro presbiterio. Ci siano di guida le parole di S. Paolo: ‘Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole’ (Rom 13,8).  


Teniamo aperto questo debito tra noi Vescovi e sacerdoti. Ci farà crescere anche nell’amore di pastori verso la nostra Chiesa, con tutte le sue comunità, e verso la Chiesa universale.


Quante sorelle e fratelli aspettano di trovare nel Vescovo e nei loro sacerdoti un cuore fedele e delicato di padri e pastori.


Ci aiuteremo a non deluderli, rimanendo prima noi ‘congregati in unum’ dall’amore di Cristo.


 


Mi auguro che anche il mio prossimo viaggio di fornaia in forania sia occasione di crescita nella comunione con i sacerdoti, i con i consacrati, con i tanti laici impegnati in vari servizi, i giovani. Per questo mi affido allo Spirito Santo e vi chiedo di accompagnarmi con la preghiera.


Intercedano per noi e per la nostra Santa Chiesa di Udine, Maria, Vergine delle Grazie e tutti i nostri santi e martiri iniziando dai patroni Ermacora e Fortunato.


 


 


                                                                       + Andrea Bruno Mazzocato


                                                                                  Arcivescovo


 


1 aprile 2010


S, Messa crismale