Catechesi dell’Arcivescovo in occasione del terzo dei «Quaresimali d’arte» 2019 (24 marzo 2019)

24-03-2019

Meditiamo su una terza virtù: la pazienza. Essa è molto legata alle virtù dell’umiltà e della mitezza su cui ci siamo soffermati nelle domeniche scorse.
Abbiamo sentito come S. Giacomo insista sulla pazienza che considera molto importante nella vita di un cristiano. Anche la saggezza popolare, per sottolineare il suo valore, ha coniato il proverbio: «La pazienza è la virtù dei forti». Anche se apparentemente potrebbe sembrare un debole e un remissivo, l’uomo paziente è, invece, fornito di una grande forza d’animo perché non si abbatte nelle prove, non cede alle provocazioni, non si stanca di aspettare.
Offro due brevi spunti sue due manifestazioni della virtù della pazienza, anche facendo riferimento alle due letture che abbiamo ascoltato: la pazienza con gli altri e con Dio.

La pazienza con gli altri.
Il termine pazienza richiama «patire». L’uomo paziente è uno che sa patire a causa degli altri senza cedere e reagire. Egli sa vivere la sesta opera di misericordia spirituale: sopportare le persone moleste. Sopporta non perché subisce a malincuore, accumulando una rabbia interiore che prima o poi esplode. Al contrario, egli sostiene con forza il peso dei difetti, dei limiti, della cattiverie degli altri senza perdere una profonda serenità interiore. Per questo non è comandato dall’ira e dal bisogno di reagire. Sa resistere e mantenersi calmo sia interiormente che nelle parole e nei comportamenti.
S. Giacomo invita a non «somigliare all’onda del mare mossa e agitata dal vento» e a non avere «l’animo oscillante e instabile». L’impaziente è agitato, oscillante e instabile perché si lascia turbare dalle provocazioni e dai difetti di chi ha vicino non avendo la forza d’animo di «patire» sopportando. Per questo non è mai stabile perché si lascia toccare dai tanti i modi di di essere e di fare degli altri che feriscono la sensibilità. Il paziente, invece, anche in mezzo alle sofferenze causate dai fratelli è stabile; non perde la calma e la lucidità. Per questo è capace di valutare le situazioni con quella sapienza che sempre S. Giacomo esorta a domandare come dono dello Spirito Santo: «Se qualcuno di voi manca di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti generosamente e senza rinfacciare, e gli sarà data».
In famiglia e nella comunità l’uomo paziente è molto prezioso perché aiuta a placare gli animi degli altri, a valutare le situazioni non sulla spinta della reazione del momento ma guardando al vero bene, a prendere le decisioni più sagge e costruttive.

La pazienza con Dio
Non ci soffermiamo sulla pazienza di Dio nei nostri confronti, tema che chiederebbe una profonda riflessione. Accenniamo, solo, all’esperienza spirituale della pazienza che Dio può chiedere a chi crede in lui.
S. Giacomo cita ad esempio di questa pazienza Giobbe al quale Dio chiese una fede paziente che gli permise di affrontare una prova durissima senza ribellarsi ma confidando che la volontà di Dio sarebbe stata positiva nei suoi confronti.
Per noi un’esperienza di pazienza con Dio è la preghiera di supplica. Gesù invita a invocare senza stancarsi: «Chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto» (Mt 7,7).
Tante volte la porta non si apre come e quando vorremmo noi. L’impaziente si stanca di pregare e a volte protesta contro Dio che non ascolta. Il credente paziente continua a invocare con umiltà, senza pretendere ma anche senza stancarsi. È sostenuto dalla fiducia che Dio ascolta e che ha i suoi tempi e i suoi progetti di bene. È sostenuto anche dall’amore per le persone per le quali prega e a cui, a volte, ha promesso la preghiera. Non vuole abbandonarle e venir meno alla promessa che ha fatto loro. Per questo continua a bussare al cuore di Dio Padre per ottenere, affidandosi magari all’intercessione di Maria e di qualche Santo.

Cattedrale di Udine, domenica 24 marzo 2019