MESSAGGIO DI NATALE


Care sorelle e fratelli,


l’evangelista S. Luca racconta che, dopo aver ricevuto dall’angelo l’annuncio della nascita di Gesù, i pastori si guardarono l’un l’altro e si dissero: ‘Andiamo, dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere’.


E’ il viaggio del S. Natale che anche noi possiamo compiere e che ci porta dalle nostre case fino a Gesù, il Figlio di Dio, che è venuto ad abitare in mezzo a noi. I pastori trascinavano avanti un’esistenza pesante con un lavoro alienante. Uscirono dalle loro tristezze andando fino alla culla di Gesù  da dove tornarono lodando Dio, pieni di una gioia inattesa.


Non mancano neanche a noi, in questo tempo, motivi di preoccupazione e di tristezza. Nei giorni del S. Natale proviamo a mettere in programma una novità: il viaggio da casa nostra fino alla culla di Gesù bambino. Non ci chiederà molto tempo perché abbiamo certamente una chiesa vicina nella quale potremo fermarci davanti al presepio e, poi, davanti all’altare dove Gesù attende e ci incontra nella S. Messa.


Portiamo con noi i nostri bambini e ragazzi. Per loro ho scritto una lettera natalizia che ha per titolo queste parole che Gesù rivolge loro: ‘Vi chiamo amici’. I nostri figli sono contenti quando possono conoscere e incontrare Gesù ed è una gioia particolare per il loro cuore sentirsi suoi amici. Aspettano di essere accompagnati fino alla sua culla come, nei presepi, vediamo spesso piccoli pastorelli davanti a Gesù bambino in compagnia dei loro genitori.


In ginocchio, davanti a Gesù che è nato, si trovarono vicini i poveri pastori e i re magi, persone di infimo livello sociale e persone agiate e di cultura. Lì c’è spazio per tutti perché davanti al Figlio di Dio che si fa neonato cadono le differenze e i privilegi. L’unico titolo d’onore è quello di essere sorelle e fratelli suoi e, di conseguenza, fratelli tra di noi.


A Natale sorge tra gli uomini una nuova solidarietà portata dal Signore Gesù che mette in prima fila non chi è più potente ma chi è più debole e piccolo.


Quanto bisogno abbiamo di rinnovare questa solidarietà mentre stiamo sopportando un tempo di prova che pesa e peserà sui più poveri! Mettiamo loro al primo posto come ha fatto e insegnato Gesù fin dal momento della sua nascita. Forti di questo legame di sostegno reciproco, avremo tutti meno paura della crisi e la supereremo senza perdere nessuno.


Dalla mangiatoia dove è deposto Gesù e dove tutti ci diamo appuntamento, auguro un santo e sereno Natale.  La Benedizione scesa dal cielo rafforzi la nostra speranza per l’anno che si apre davanti a noi.



 


 

24-12-2011